You cannot get through a single day without having an impact on the world around you. What you do makes a difference, and you have to decide what kind of difference you want to make.
Jane Goodall
Magari hai anche tu un ricordo chiaro e bello di un’insegnante, di un capo o di un collega, di un vicino, di una zia o di un’amica. Una persona che sia stata un modello in qualche ambito della tua vita.
Ti capita mai di pensare: cosa ricorderanno di te le persone? Ti piacerebbe avere te come capo? Come collega? Quale sarà la tua eredità? Con quali parole le persone ti definirebbero? Vieni con me e iniziamo a riflettere sul concetto di impatto.
Non controlliamo niente e influenziamo tutto.
Niente e tutto, parole assolute da usare con le pinze, ma in questo caso volute e ti spiego perché. Avere un impatto, non è qualcosa che riguarda il branding o la reputation, parola che va tanto di moda. Se guardiamo al significato della parola impatto, secondo Treccani, «l’influenza che certe attività esercitano sui fattori…», ci accorgiamo che qualsiasi cosa uno fa o non fa, ha un impatto sulle persone, sull’ambiente intorno a sé, su un contesto più ampio. Ogni gesto, per quanto piccolo, ha conseguenze che possono propagarsi in modo più vasto di quanto immaginiamo. Come nell’effetto farfalla in cui una piccola azione locale può generare grandi cambiamenti a distanza di tempo o spazio.
Pensiamo all’impatto non solo come qualcosa di misurabile, ma come un effetto a livello emotivo, sociale e ambientale. Anche le scelte più quotidiane, come l’uso di risorse naturali o il modo in cui trattiamo i colleghi, possono generare una catena di reazioni che modellano la realtà. Per esempio, una parola gentile può avere un impatto emotivo, influenzando positivamente l’umore di una persona, la sua produttività e, potenzialmente, il modo in cui interagisce con gli altri.
Questo significa che ogni nostra decisione — consapevole o meno — influisce sul mondo esterno. Possiamo non controllare tutto, ma sicuramente esercitiamo un’influenza continua sul nostro ambiente e sulle persone con cui interagiamo. Essere consapevoli di questo significa prendere responsabilità delle proprie azioni e fare scelte più intenzionali, sapendo che contribuiscono a costruire il futuro, a lasciare una traccia nella memoria e a creare la nostra eredità.
Sarà che sono nata in una famiglia grande con la quale ci spostavamo di città in città per il lavoro di mio papà, ma ho sempre osservato il mondo da un punto di vista sistemico. L’impatto, analizzato da qualsiasi prospettiva — che si tratti di eredità, sostenibilità, emozioni (come fai sentire le persone e come ti senti tu), di scopo — è sempre collegato alla nostra identità, sia individuale che organizzativa, e al modo in cui ci relazioniamo con il mondo e con le persone che ci circondano.
E se partissimo dalla fine? Hai mai riflettuto su cosa le persone diranno di te quando non ci sarai più su questo piano terreno? Per accompagnarti in questa riflessione, ti racconto la storia di come sono nati i premi Nobel.
Alla fine del XIX secolo, Alfred Nobel, insieme ai suoi fratelli, inventò la dinamite, una scoperta che portò loro una fortuna considerevole grazie alla domanda nei settori minerario ed edilizio. Tuttavia, nel 1888, quando morì suo fratello Ludwig, un giornalista francese scambiò Alfred per il defunto, scrivendo un articolo intitolato “Le marchand de la mort est mort”, ovvero “Il mercante della morte è morto”. Si dice che quando vide il suo nome sulle prime pagine dei giornali rimase scioccato e si chiese seriamente quale sarebbe stato la sua legacy, la sua eredità.
Nobel, pur essendo immensamente ricco, non era soddisfatto, poiché sapeva che la sua invenzione veniva usata anche per scopi distruttivi. Questo senso di colpa, o forse il desiderio di lasciare un’eredità significativa, lo spinse a donare quasi tutto il suo patrimonio, creando i famosi premi Nobel per onorare chi avesse fatto avanzare la pace, la scienza, la letteratura e altri campi.
Mi piace molto questa storia perché è un esempio perfetto di come si possa scegliere consapevolmente chi si vuole essere e capire cosa si può fare per mettere in pratica tale decisione. I comportamenti possono essere modificati, le relazioni gestite con intenzione e una buona comunicazione, quindi non è mai troppo tardi per cambiare direzione, aggiustare la rotta e raggiungere destinazioni diverse.
L’altro giorno, guardando il telegiornale, dicevano che, già a maggio, avevamo raggiunto la quota di impatto ambientale prevista per l’intero anno. Sappiamo di aver sfruttato eccessivamente il pianeta, andando ben oltre i limiti. Ora non ci resta che prenderne atto e pensare alla responsabilità che abbiamo verso il futuro, a partire da oggi. Si trattava di impatto ambientale, ma il concetto di riflettere consapevolmente su come le nostre azioni influenzano gli altri è diventato parte integrante della vita quotidiana.
L’impatto di cui ti ho parlato prima riguarda più che altro l’eredità, ciò che lasci all’umanità. Ma senza voler essere troppo filosofica e romantica, come spesso sono, questo influisce su molti aspetti della vita quotidiana. All’umanità lasci un’interazione, un insegnamento esplicito o implicito semplicemente per il fatto di essere su questo pianeta.
Come diceva Maya Angelou:
Ho imparato che le persone possono dimenticare ciò che hai detto, le persone possono dimenticare ciò che hai fatto, ma le persone non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire.
Come si sentono le persone quando sono vicino a te? Come le ispiri? Cosa rappresenti? Quali sono tre aggettivi che ti descrivono?
Nelle organizzazioni, quando i KPI per prendere decisioni hanno tenuto conto dell’impatto emotivo dei dipendenti? Quando si è dato spazio perché le persone potessero lavorare meglio? Quando il fattore “persone” ha camminato di pari passo con quello economico? Quando i giovani, invece di acquistare capi di moda nuovi, hanno scelto di comprarli usati? Quando le scuole hanno integrato pratiche come la scrittura creativa o la mindfulness accanto alla tradizionale accademia?
Questa consapevolezza è diventata un dovere, sia nei confronti del pianeta che delle persone, specialmente delle giovani generazioni. Quando faccio executive coaching e le persone iniziano a cambiare, ciò che li spinge a continuare e a osare di più è l’impatto positivo che questo ha sugli altri e sul sistema nel suo insieme. Siamo talmente abituati ad agire automaticamente, che dimentichiamo di provare nuove cose per ottenere risultati diversi.
Penso che il mio messaggio sia chiaro: l’impatto delle persone che ci circondano è molto più vasto di quanto possiamo immaginare.
Ecco alcune aree da considerare.
Influenza: le persone con cui interagiamo possono influenzare i nostri pensieri, credenze, comportamenti e anche le nostre azioni. Molte di queste azioni o decisioni possono cambiare il corso della nostra vita. Se hai figli, questo concetto è gigantesco: siamo i più grandi “influencer” dei nostri figli! Loro assorbono, o meglio, prendono anche i nostri pensieri: cosa è possibile o no, cosa è importante o meno, come prendersi cura di sé e degli altri, e molto altro ancora.
Supporto: uso molto il concetto di “sponsorship”, cioè l’incoraggiamento. La nota storia di Messi, sempre sostenuto dalla nonna quando tutti gli dicevano che non avrebbe mai potuto giocare a calcio. Famiglia, amici, mentori: basta una sola persona che ti supporti nei momenti difficili. Le nostre parole e le nostre azioni possono aiutarci a superare gli ostacoli e a raggiungere i nostri obiettivi.
Crescita attraverso l’apprendimento: quante volte mi è capitato di ricevere consigli o di suggerire letture, TED Talks, poesie, piccoli pezzi d’informazione che arricchiscono la crescita delle persone. Le interazioni con gli altri ci presentano nuovi scenari, prospettive e idee, contribuendo ad avere una mentalità più aperta e possibilista.
Networking: creare relazioni con altre persone apre porte e opportunità che nemmeno immaginiamo. Le reti di relazioni possono offrirci collaborazioni, lavoro, amori, esperienze uniche, amicizie preziose e molto altro.
Impatto emotivo: In questo momento di grande fragilità e confusione socio-politica, anche un piccolo gesto di gentilezza verso un’altra persona può avere un impatto emotivo significativo. L’empatia, l’ascolto, qualche minuto del nostro tempo per colleghi, amici o familiari, può fare una grande differenza. Secondo la psicologia positiva, questo contribuisce anche alla nostra felicità.
Eredità: ne ho parlato a lungo, l’impatto che abbiamo sugli altri va oltre la nostra vita su questa terra. Che tu abbia figli o no, contribuisci comunque alla storia del mondo. Io ho due figlie e mi sento più che un genitore, una mentore. Ho più esperienza, sì, ma affinché mi ascoltino davvero e considerino ciò che ho da insegnare, devono rispettarmi prima come persona. Perché ciò avvenga, devo essere coerente, attraverso ciò che faccio e sono, non solo con ciò che dico. Oh sì… è una sfida!
Comunità: allargando la prospettiva, dall’ambito familiare a quello sociale, l’impatto collettivo delle persone sulla comunità e sulla società può cambiare le regole culturali, favorire la crescita sociale o addirittura influenzare eventi storici.
Cosa richiede il discorso sull’impatto? Una conoscenza profonda e sincera di se stessi. Ormai ci conosciamo, e l’unica persona che inganniamo, se non siamo autentici, siamo noi stessi. Abbiamo una grande responsabilità in un momento storico che richiede ogni giorno più coerenza, autenticità e verità.
Seguo da anni Thích Nhat Hanh, un monaco buddhista che promuove un concetto che amo, quello dell’interdipendenza. Il potenziale dell’effetto farfalla è immenso. È fondamentale approcciare le nostre relazioni con cura e gentilezza, consapevoli dell’impatto che abbiamo sugli altri. È altrettanto importante scegliere da chi lasciarci influenzare e come influenziamo gli altri.
Abbiamo ancora tante belle cose da fare… stay Wyde!