Ma via… per due denti… cosa vuole che siano? disse il dentista.
Tutto per me! rispose il tricheco.
Leonardo Manera
Nel nostro lavoro all’interno delle organizzazioni interpretiamo l’individuo come immerso in trame relazionali tessute a più livelli di profondità. In questa direzione, all’interno della rete, il benessere mentale della persona e dei sistemi che abita sono chiusi a doppia mandata in un legame circolare di mutua influenza. Quindi, il benessere mentale dell’individuo è una co-responsabilità, non esiste benessere mentale del singolo senza benessere mentale del gruppo e viceversa.
All’interno di questa rete, il benessere mentale non è solo un’esperienza personale, ma è connesso alle relazioni che ogni persona coltiva.
Vuol dire che, se il gruppo si impegna a prendersi cura del benessere mentale di tutti e ogni persona fa la sua parte, pensando a se stessa e agli altri, alla fine ci guadagna la salute di tutti (il famoso NOI).
Come possiamo fare in modo che tutto questo accada?
Se guardiamo all’individuo, vediamo che la salute mentale richiede una costante capacità di autoriflessione e di auto-cura. Dobbiamo essere consapevoli delle nostre emozioni, dei pensieri e dei comportamenti, così da riconoscere eventuali segnali di stress o disagio mentale. Ma questa consapevolezza non basta, serve agire concretamente: legittimare i propri bisogni, cercare supporto, adottare abitudini sane e coltivare relazioni positive. È importante imparare a riconoscere ed esprimere ciò che davvero conta per noi, anche in contesti giudicanti (proprio come il tricheco di Leonardo Manera ha fatto con il dentista supponente).
Il gruppo, poi, gioca un ruolo fondamentale nell’influenzare la salute mentale dei singoli membri: se promuove l’inclusività, il rispetto reciproco e la comprensione crea un ambiente sicuro in cui ci si può esprimere senza risparmiarsi. Un gruppo coeso e solidale diventa una risorsa preziosa per la salute mentale di ogni persona, offrendo supporto emotivo, senso di appartenenza e opportunità di crescita. Al contrario, un gruppo in cui prevalgono competizione, individualismo e mancanza di lealtà mina lo sviluppo di un clima ideale all’espressione e al benessere mentale di tutti i suoi componenti.
Considerando il gruppo ridotto ai minimi termini, composto quindi da due individui, ci apriamo a una riflessione profonda sulla nostra capacità di metterci in gioco con e per gli altri. Le relazioni diadiche, che siano tra due colleghi, tra amici, o tra un mentor e un mentee mettono in evidenza la responsabilità reciproca che ciascuno ha nei confronti del benessere altrui.
Questo vale anche nei gruppi più grandi: essere parte di un gruppo non significa solo ricevere supporto, ma anche aprirsi nell’offrirlo.
Il benessere mentale non è un concetto statico, ma una realtà dinamica che dipende dall’equilibrio tra sé e altri. Riconoscere la co-responsabilità che abbiamo, come individui e come membri di gruppi, nel sostenere il benessere mentale collettivo, è il primo passo verso la costruzione di ambienti più sani e relazioni più forti, utili a garantire una convivenza sostenibile all’interno delle realtà organizzative che abitiamo.