L’idea di questo libro ha preso forma durante un incontro a Borgo Vescine, in Toscana, un luogo incantevole, di grande ispirazione. È nato dal desiderio di raccogliere le esperienze, le conoscenze e le intuizioni di ogni Wyder in un’opera corale che potesse rappresentare la varietà e la profondità del sapere e delle nostre prospettive.
È venuto naturale pensare, come filo conduttore, a uno dei temi che contraddistingue Wyde: la cura e il prendersi cura di sé, degli altri, delle cose, del mondo, della natura, dell’arte. La parola “cura” è emersa come il comune denominatore di tutte le esperienze condivise, rappresentando un contributo al presente che stiamo vivendo, un valore oltre l’educazione formale, incarnando una visione più umana e inclusiva del ruolo che abbiamo quando ci occupiamo della relazione tra le persone.
Il libro riflette il carattere multidisciplinare del nostro gruppo alimentato dalla forza dell’intelligenza collaborativa. Esplora la cura attraverso il contributo di diversi esperti ed esperte: ogni capitolo rappresenta una lente unica, un percorso di riflessione e approfondimento in cui si offre una visione singolare e complementare sulle diverse sfaccettature della cura.
Non si tratta solo di un approccio metodologico, ma di un valore per noi che permette di avventurarci in profondità dentro qualsiasi tema. In Wyde parliamo di intelligenza collaborativa non solo quando si riesce a cooperare tra singoli individui o discipline, ma anche quando si è capaci di generare nuove forme di comprensione collettiva che vadano oltre la somma delle parti. Ogni nostro progetto cerca di fare spazio a molteplici tensioni, spesso contraddittorie tra loro, accettandole come vincoli di progettazione da cui potrebbero emergere soluzioni creative e questo libro ne è un esempio.
Non ci siamo limitati a offrire teorie o pratiche, volevamo suscitare domande, stimolare riflessioni e, soprattutto, ispirare una visione di cura che si avvale della potenza della collaborazione e della pluralità delle intelligenze. Un’analisi corale e inclusiva che costruisce un quadro più ampio offrendo al lettore nuove chiavi per comprendere la cura come un atto che coinvolge mente, corpo e relazioni.
Abbiamo la speranza e il desiderio che questa esplorazione collettiva ispiri clienti, partner e amici che sono i primi destinatari di questo libro, ma anche tutti coloro che, a diversi livelli, vi si relazionano. La cura, infatti, non è un compito circoscritto a un’élite: è una dimensione universale che ci tocca tutti e tutte e che, attraverso l’intelligenza collaborativa, può espandere il suo potere trasformativo per migliorare il benessere di individui e comunità.
Citando Massimo Recalcati: “C’è cura ogni volta che non dimentichiamo la differenza che separa il nome dal numero. Cura chi non fa del nome un numero.”
Buona lettura,
Jlenia
Gregorio