Ho fondato Wyde nel 2017 con un’idea chiara: il cambiamento nelle organizzazioni non nasce mai da una singola persona, ma dalla qualità delle relazioni tra le persone.
Fiducia, responsabilità condivisa, capacità di creare insieme un linguaggio nuovo: è da qui che parte ogni vera trasformazione. Le organizzazioni vivono e crescono grazie alla forza dei legami che le attraversano.
In questi anni, con Wyde, abbiamo accompagnato più di 700 progetti, lavorato decine di Leadership Team e ascoltato migliaia di storie. In ogni percorso, abbiamo creato lo spazio perché il cambiamento potesse davvero attecchire. E aiutato persone e aziende a guardarsi con occhi nuovi.
Prima di Wyde ho lavorato in una business school e in una multinazionale olandese, esperienze che mi hanno permesso di conoscere da vicino il mondo delle organizzazioni, tra strategia, cultura e persone. Oggi, attraverso Wyde, collaboro con alcune delle aziende più prestigiose al mondo, in settori che vanno dalla finanza alla moda, dalla tecnologia all’energia. Ogni volta con la stessa ambizione: costruire culture vive, consapevoli e capaci di evolvere.
Mi sono laureato in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni all’Università di Padova. Poi ho continuato a formarmi in giro per il mondo: Wharton, Boston University, il Co-Active Training Institute di Londra, THNK ad Amsterdam. Ogni tappa è stata una risposta alla stessa domanda: come si costruiscono sistemi che sappiano crescere e trasformarsi nel tempo?
Sono nato a Palermo, una città dove bellezza e contraddizioni convivono ogni giorno. Lì ho capito che non basta avere risorse: serve anche la volontà di cambiare. Forse è per questo che in Wyde diamo voce anche a ciò che non si dice: le abitudini invisibili, i valori profondi, le culture che non si leggono nei documenti ufficiali. Perché è da lì che passa il vero cambiamento.
Dal 2003 al 2011 ho praticato kickboxing a livello professionistico, vincendo quattro titoli mondiali e insegnando in giro per il mondo.
Nel 2019 ho conosciuto Malina. Dopo sei mesi le ho chiesto di sposarmi. In cinque anni siamo diventati in cinque: Alessandro, Federico e Maia ci ricordano ogni giorno che, per quanto tu possa pianificare, la vita sarà sempre un passo avanti.
Ho cinque tatuaggi. Non ne rifarei nemmeno uno. Non per rimpianto, ma perché tutto cambia. Quello che oggi sembra un confine, domani può diventare l’inizio di una nuova avventura.
