È l’opportunità non solo per trasmettere contenuti e conoscenze, ma anche per sperimentare nuovi strumenti e metodi di lavoro che possano poi diventare patrimonio dell’intera organizzazione.
Nel pensarlo e nel realizzarlo ci abbiamo creduto talmente tanto che anche altri hanno cominciato a crederci quanto noi: così Innovation Playground ha vinto nel 2018 il Premio Este come miglior prodotto formativo.
Perché ci hanno scelti? Perché si tratta di un progetto di formazione manageriale che privilegia la dimensione orizzontale, in cui tutti imparano da tutti. Al centro del percorso formativo vengono messi lo scambio, la collaborazione e il dialogo, stimolati da facilitatori che offrono una pluralità di sguardi e di strumentazioni avanzate, come il Design Thinking e l’Agile Project Management, per affrontare le sfide del lavoro in team.
Le strutture funzionali classiche che lavorano per silos, organizzate per sistemi di responsabilità, caratterizzate dalla specializzazione e dalla divisione, non rispondono più all’esigenza vitale di apertura e innovazione che caratterizza il mondo moderno.
Il mercato si presenta sempre di più come uno spazio composto da sistemi connessi tra loro, permeabili e multidimensionali dove le persone si scambiano conoscenze, informazioni e ruoli.
I clienti diventano personaggi attivi, i competitor si trasformano in partner, le competenze apparentemente lontane diventano chiave.
Siamo convinti che un’azienda possa avere successo solo riconoscendo il valore della diversità di approcci, dello scambio di punti di vista, nel mettere a fattor comune strumenti e risorse che prima venivano riconosciute proprie solo di alcune funzioni. La parola d’ordine è collaborazione.
I Playground sono dei luoghi di apprendimento e di sperimentazione in cui team multifunzionali e multidisciplinari affrontano sfide o problemi cronici dell’azienda, mettendo in pista nuove modalità di lavoro fuori dagli schemi ordinari.
I team sono formati all’utilizzo di nuovi strumenti di analisi del business, di design e gestione dei progetti e allo stesso tempo invitati ad applicare strada facendo quanto appreso.
I gruppi sono accompagnati da figure di facilitatori con background diversi (antropologi, filosofi, imprenditori, manager, ex manager, economisti, psicologi, storici…) che stimolano e aiutano a guardare le proprie sfide da angolature diverse.
Nel Playground è premiata la dimensione dell’orizzontalità: tutti imparano da tutti. Lo scambio, la collaborazione e il dialogo sono il centro di qualsiasi attività. Si esce dalla dimensione individuale per sposare la dimensione collettiva dell’innovazione.
Allo stesso tempo è mantenuta una dimensione pratica e pragmatica. La collaborazione è strumento di lavoro per ideare, testare, validare e portare a un primo livello di prototipazione le soluzioni progettuali sviluppate.
Il Playground ha una struttura modulare e si può adattare alle esigenze dell’azienda in termini di contenuti, budget e obiettivi. È fatto di piccoli pezzi necessari e flessibili.
L’effetto del Playground va ben oltre i partecipanti coinvolti e sposa l’idea del cambiamento virale, secondo il quale, citiamo Leandro Herrero, “i nuovi comportamenti vengono abbracciati e disseminati all’interno dell’organizzazione attraverso l’azione di piccoli gruppi che creano tipping point sociali, ovvero piccoli agglomerati di attivisti, per i quali i nuovi comportamenti diventano la norma”.
Il Playground pone le basi per la trasformazione profonda dell’azienda.
Nelle imprese “larghe” che aiutiamo a creare, valorizziamo le differenze che diventano il patrimonio unico e portentoso che un’azienda porta sul mercato e facciamo fare esperienza dell’intelligenza collaborativa che eleva il bello a uno stadio superiore.
Amplificare lo scambio e la comunicazione, favorire la pratica, la creatività individuale e collettiva, l’auto organizzazione, conversare: questo è il cuore di Innovation Playground.
Rimanere in panchina non si può più. È tempo di innovare.
Ed è ora.
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